Particolarmente apprezzata è stata quella dedicata a uno dei “cavalli di battaglia” di Ethos Media Group: “Videosorveglianza urbana integrata - Smart & Safe City e impatto privacy”, rivolta agli operatori delle Forze di Polizia Nazionali e Locali, ai Responsabili degli uffici tecnici comunali, ai DPO (Data Protection Officer - Responsabile Protezione Dati) e ai professionisti della sicurezza.
Il tema della sicurezza urbana dopo il Covid ha assunto infatti una connotazione diversa e assai ampia, che abbraccia anche la questione della protezione sanitaria. La raccolta di dati dai vari sensori (telecamere ma non solo) disseminati sul territorio e l’intelligenza artificiale permettono già oggi di simulare scenari e di ipotizzare dove potranno svilupparsi, ad esempio, nuovi focolai di Covid.
L’uso della sensoristica in campo e del wi-fi pubblico permettono inoltre di monitorare la mobilità in tempo reale e potenziare gli strumenti di emergenza e allarme di cui le città sono dotate. Mappando le città in base al loro grado di “rischio Covid-19”, si potrebbero inoltre attivare - contando magari su una Pubblica Amministrazione più collaborativa - correttivi rapidi ed efficaci, partendo dall’assicurazione dei servizi prioritari: gestione rifiuti, sanificazione delle strade, distribuzione mirata delle forze di sicurezza, immediata convocazione di task force per agevolare le categorie a rischio nell’approvvigionamento di cibo, farmaci.
Se è vero che oggi la crisi si chiama Covid, un domani potrebbe chiamarsi terrorismo, cybercrime o altro. Quello che è certo è che questa non è stata la prima e non sarà l’ultima emergenza che dobbiamo affrontare e che alla prossima crisi si dovrà certamente essere più preparati.
Viene dunque da chiedersi: Come?
A questa e ad altre domande hanno dato risposta e offerto chiarimenti nel corso della tavola rotonda i seguenti esperti: Alessandro Bove - Ingegnere, ricercatore di tecnica e pianificazione urbanistica; Giulio Iucci - Presidente di ANIE Sicurezza; Marco Soffientini - Avvocato, esperto di Privacy e Diritto delle nuove Tecnologie, docente Ethos Academy e Fabio Boiani - South Europe Regional Manager di Tattile.
Riportiamo i loro interventi.
La parola ad Alessandro Bove.
Progettare la sicurezza urbana
“La progettazione della sicurezza necessita di partire dal basso perché la città è il layer fondamentale attorno al quale tutto si posa. La strutturazione della città crea un insieme di interazioni sulle quali deve incardinarsi il modello organizzativo della sicurezza. Occorre quindi valutare la PERICOLOSITÀ, ossia la probabilità che un evento criminoso a carattere spaziale si verifichi in un’area con una certa intensità e in un determinato intervallo temporale. Occorre cioè valutare il rischio per individuare gli elementi che favoriscono gli eventi criminosi, tenendo presente che il pericolo della città moderne non è esterno bensì interno (rispetto alle città fortezze medievali o alle città rinascimentali, ad esempio) perchè è generato dalla stessa città: grandi migrazioni, necessità di integrazione tra i vari ceti, trasporto pubblico, attrattori forti nelle città con masse concentrate (terreno fertile per una certa criminalità, come nel caso dell’attentato terroristico ai mercati di Natale tedeschi) ed elementi di degrado.
Occorre poi valutare la VULNERABILITÀ, ossia l’attitudine dello spazio urbano (intesa in termini di assetto fi sico e funzionale) a scoraggiare o favorire il verifi carsi di un determinato reato a carattere spaziale. La vulnerabilità dello spazio urbano dipende dai criteri costruttivi (che sono quasi sempre pensati in funzione del traffi co, del commercio, delle esigenze di residenzialità con la sicurezza urbana spesso in secondo piano), ma anche dai caratteri del tessuto urbano, dagli elementi di marginalità/esclusione (pensiamo alle banlieue di Parigi o alle Vele di Scampia) e dalle aree di degrado (parchi o parcheggi possono diventare luoghi pericolosi se non sono progettati in maniera intelligente o presidiati in maniera continua). I centri commerciali, ad esempio, sono grandi attrattori quando sono attivi, ma il parcheggio quando il centro è chiuso diventa terra di nessuno.
Ultimo elemento è l’esposizione (elementi, siti, persone esposti al rischio derivante dal verificarsi o meno di un determinato evento criminoso in una data area): la popolazione residente (es. comunità isolate – gated community) e la presenza di attrattori. Oggi l’analisi del rischio urbano si può attuare attraverso dei modelli matematici, che ci permettono anche di comprendere la strutturazione del rischio e la sua variabilità in presenza di tecnologie, di diversi orari e momenti e quartieri, con una mappa del rischio dinamica e che permette di fare valutazioni preventive che consentono di investire e potenziare alcune aree per contenere il rischio”.
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