È ormai noto che le capacità dei criminali informatici sono sempre più sofisticate e in grado di bloccare l’operatività delle aziende, visto che è loro richiesta una sorta di "riscatto". Questo rappresenta un concreto allarme e un'autentica preoccupazione per le aziende di oggi, che si affidano quasi esclusivamente ai dati per gestire le proprie attività.
Conoscere le fondamentali best practice necessarie per prepararsi a gestire in modo corretto questo tipo di attacchi può aiutare a limitare, o addirittura a neutralizzarne, l'impatto. Nello specifico, sono tre le best practice da implementare prima che si verifichi un attacco di questo genere, fermo restando il fatto che adeguate formazione e preparazione sono strumenti indispensabili che tutto il personale che opera in un’azienda deve possedere o acquisire.
Essere consapevoli delle reali capacità della propria azienda di combattere i ransomware
È di fondamentale importanza capire cosa si può e non si deve fare in caso di attacco ransomware. Se l’azienda non ha un quadro ben chiaro, i dirigenti potrebbero decidere di pagare il "riscatto" per cercare di recuperare tutti i loro dati, anche quando non si dovrebbe.
Stabilire comunicazioni chiare e concise con informazioni veritiere e affidabili
Durante un attacco informatico, la comunicazione all'interno di un'azienda può essere facilmente interrotta, frammentata e isolata. È possibile, in questi casi, che affiorino punti deboli all’interno della comunicazione, che portano a una disconnessione tra dirigenti aziendali e responsabili IT.
Mantenere la propria "checklist" sempre aggiornata in previsione di futuri attacchi ransomware
Non è solo importante spuntare le voci all’interno della propria “checklist”, ma è fondamentale che le voci in questione siano quelle corrette. Una “checklist” sviluppata in maniera adeguata permette così di prevenire la compromissione dei dati aziendali.
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